Carissime amiche, voglio iniziare il mio Blog, in un modo un po’ diverso. Condividendo con Voi, come ho fatto con tutte le persone intervenute all’evento dell’Atelier Curti nella serata del 31 luglio 2016, una persona, amica, e la Sua battaglia, che hanno colpito e riempito il mio cuore. Difficile parlare di cancro in una serata dedicata alla moda, alla bellezza, al matrimonio. Sono certa e fiduciosa che coloro che hanno ascoltato la storia di Mimma Panaccione, abbiano capito che parlarne è spesso la miglio cura per sconfiggere un male incurabile. La moda può essere ambasciatrice di messaggi sociali forti, spero che sia arrivato al cuore di tutti i presenti all’evento e che arrivi, con questo articolo che segue, scritto proprio dalla stessa Mimma su d.repubblica.it, nel cuore di tutti coloro che leggeranno le righe seguenti con la stessa intensità che ha colpito il mio cuore.
preso da d.repubblica.it del 5 agosto 2016 e scritto da mia amica Mimma Panaccione:
Che ormai sono folle di voi, della causa dei metastatici credo non sia più un mistero per nessuno.
Ho poco di cui vantarmi, perché il mio è un atto egoistico: vi amo, vorrei il meglio per voi e non posso non spendermi per questo. E’ un mio bisogno, nulla di cui fregiarsi. Del resto il mondo si muove solo per amore quando gira nel verso giusto.
L’8 luglio scorso ho subito una craniotomia per la rimozione di una delle due metastasi all’encefalo. E da una settimana sono riuscita a tornare in terra natìa, a Cassino, con un piccolo seme in tasca. Lo conservavo da tempo e sinceramente non credevo che lo avrei lasciato andare. A renderlo possibile è stata la messa in moto di un circolo di amore. A sorpresa una famosa stilista internazionale che vive nel Basso Lazio, Giada Curti, mi ha voluto tributare un premio “Una, cento, mille donne eccellenti” con la motivazione: “Ad una donna ed una giornalista eccellente esempio di coraggio e attenzione quotidiana sostegno delle donne che lottano”. Non solo. Lo ha fatto regalandomi anche una notte da sogno stile Cenerentola, indossando una delle sue stupende creazioni, in uno scenario da favola.
Ma la vera donna coraggiosa è stata lei. Ha portato la dirompente e scomoda causa dei metastatici in un contesto locale dove si celebrava la bellezza e il talento, dove la gente aveva gli occhi pieni di abiti meravigliosi che suscitavano i sogni più belli, dove tutto era glamour e affascinante. E non lo ha fatto a Roma o Dubai, dove scelte del genere possono essere premiate o celebrate perché politically correct, lo ha fatto in mezzo alla sua gente nella città dove abita, vive e lavora. Grazie a Giada Curti e ad Antonio Curti ho potuto far scivolare dalla tasca quel piccolo seme che conservavo per il mio territorio dove l’argomento cancro è tabù, dove se ne parla raramente in convegni-passerella o perché tirati in ballo da fatti di cronaca. Durante la premiazione ho potuto dire che noi metastatici ci siamo, esistiamo e che per noi si possono cambiare le cose. Ho lanciato un appello in tal senso, insomma ce l’ho messa tutta anche se sapevo che la mia ingombrante presenza stava rovinando la festa al pubblico. Ma sono andata avanti, sapevo che qualcuno come Giada Curti aveva scommesso tanto su di me, aveva creato addirittura uno spazio intervista come nei migliori salotti e mi aveva messo al fianco un angelo custode, Barbara Mollicone, che oltre a condurre la serata magistralmente mi aiutava e sosteneva affinché non dimenticassi i messaggi importanti che volevo comunicare.
Insomma, mentre credevo che quel seme non si fosse staccato più dalle mie dita, che fosse rimasto attaccato in quella buia tasca dove da tempo abitava all’improvviso frugando non lo trovavo più. Davvero era andato via: ma seminato o perso? Seminato! Da quella sera a riflettori spenti ho iniziato ad avere i primi timidi riscontri da persone del pubblico; dalla notte stessa, ho ricevuto richieste e messaggi su facebook addirittura da persone che non erano presenti all’evento ma che ne avevano sentito parlare; la stampa locale (L’Inchiesta con Rita Cacciami e Ciociaria Oggi con Giuseppe Del Signore e Katia Valente) si è concentrata addirittura più di una volta sull’evento e sulla nostra lotta, dandoci nuovi spazi, riflettori, ribalta e cassa di risonanza; perfino la storica emittente radiofonica del territorio, Radio Cassino Stereo (con Enzo e Marco Pagano, Natalia Costa eLucia Campoli), capillare e seguitissima, mi ha ospitato ed intervistato (a questo link, per chi volesse, si può riascoltare l’intervista e scaricare il podcast), dandomi la possibilità di lanciare un appello alle istituzioni territoriali, agli addetti ai lavori, agli uomini di buona volontà.
La sorpresa più bella è stata incontrare e conoscere la piccola Daniela, una giovanissima fan e seguace del blog, con cui abbiamo fatto una vera e propria carrambata visto che non sapevamo di essere conterranee. Il seme è ufficialmente andato, portato in trionfo su tante gambe diverse. Se la gente e i media a sorpresa si sono mobilitati, finora silenzio totale da chi ha ruolo per potersi mettere in gioco in maniera operativa. Ma si sa, per i semi piantati bene bisogna aspettare pazientemente. Il tempo rema contro di me ma, come ben sapete, chi come noi gioca a roulette russa con il cancro tutti i giorni figuriamoci se teme l’inedia del politico di turno.
Comunque, la mia storia di questi giorni vuole essere uno stimolo per tutti noi, malati e non, metastatici e primari, aspiranti guariti e ancora sani, medici, oncologi, infermieri, radiologi, psiconcologi, studenti, specializzandi, mariti, mogli, familiari, amici, ecc… tutti quelli che seguono il blog. Ognuno di noi nel suo piccolo può fare la sua parte per cambiare le cose, per cambiare in meglio anche la vita di una sola persona. Certo se uniamo gli sforzi facciamo di più e meglio, ma non preoccupatevi, a breve vi darò un nuovo strumento per farlo e attendo la vostra collaborazione. Quindi quando possiamo, quando la malattia ci dà modo, diamoci una mossa. Io so che probabilmente pianto un seme che non vedrò germogliare. Ma sono felice al pensiero che gli altri potranno ripartire da quel seme, almeno col vantaggio di stare un passo in avanti